L'INGORGO
OVVERO
LA TFEIDE
Premesso che queste sono le opinioni di una futura laureata nella specialistica, molto ottimistiche visti i tempi, vorrei parlare della questione del TFA, il TIROCINIO FORMATIVO ATTIVO che dovrebbe servire, per quello che chiunque vorrebbe saperlo, a formare i futuri docenti delle scuole medie e superiori, compensando così coloro che andranno in pensione.
Quello che è successo negli ultimi anni, comunque, ha smentito tutte le sicurezze di chi, dopo essersi spaccato la testa per poter fare questo difficile mestiere, sperava che queste cose potessero aggiustarsi un po'. A partire dal 2006-2007 (anno in cui mi sono immatricolata nella triennale di lettere classiche), ho cominciato a seguire tutte le novità della questione, comprendendo quanto sia vero il detto "essere nel posto sbagliato al momento sbagliato".
La chiusura delle SISS ha complicato le cose.
Il governo ha chiuso un organismo che sfornava futuri precari, giudicando negativamente la qualità di coloro che uscivano da queste scuole, salvo poi prendersi i suoi tempi (della burocrazia, of course) per poter provvedere alla cosa. Che le SISS non fossero adatte era abbastanza chiaro. La durata di queste scuole ritardava non poco l'ingresso del futuro docente nel mondo del lavoro e tutto questo si è complicato quando la riforma MORATTI ha inventato l'improduttivo sistema delle lauree triennali e biennali. Questo sistema, basato sui crediti, ovvero un sistema di calcolo delle ore di ciascun corso, aumentava il numero di materie da studiare, il numero di esami e anche la mole della pressione che si esercitava sullo studente, costretto a studiare spesso gli stessi esami con leggere differenze di approfondimento e con la costante sensazione di avere la corda al collo per poter essere in pari con gli esami stessi, si è rivelato un fiasco. Inoltre, la chiusura del SISS e il desiderio di introdurre nuovamente un concorso pubblico per docenti, poneva nuovi quesiti.
Come si seleziona il personale?
La soluzione, almeno in termini concettuali, doveva scremare il numero sempre maggiore di persone in possesso di una laurea, tramite delle prove sempre più complesse. Non ci sono posti per tutti, questa è stata la spiegazione (naturalmente l'introduzione del maestro unico ha ridotto parecchio le cose...e le pretese delle scuole di avere dei docenti. I ridotti finanziamenti alle scuole castrano l'efficienza dei loro servizi, dall'assunzione degli insegnanti alla possibilità di prendere dei supplenti in caso di malattia di quelli in ruolo...ma queste sono considerazioni personali. Una goccia nel mare che non ha alcuna pretesa di essere un dogma). Improvvisamente, nell'a.a. 2009-2010, cambiò la distribuzione dei cfu. Nel 2006-2007 e nell'anno successivo erano di 5 e 10 crediti, corrispondenti a corsi da 30 e 60 ore.
Un credito vale 6 ore di lezione. Senza essere troppo venali, comunque, questo cambiamento rappresentava una svolta, l'annuncio della risposta delle scuole al bisogno di avere insegnanti professionali. Ovviamente questa modifica riguardava solo i nuovi corsi. In quegli anni, girava voce di prendere come modello l'ultimo concorso nazionale per il reclutamento degli insegnanti, datato 1999.
Alla fine, le università hanno deciso di sporcarsi le mani, dato il ritardo ministeriale, facendo loro un programma per creare nuovi docenti riconosciuti dallo Stato. Una soluzione legittima che nasce da un'emergenza. Una volta esaurita la spinta dei docenti reclutati negli anni 70, 80 e 90, chi insegnerà? Senza contare l'età pericolosamente alta dei docenti alle prime armi...ma questa è la conseguenza inevitabile dell'italianissima arte del traccheggio e del cazzeggio immediatamente conseguente (se ne occuperanno quelli dopo, a che serve farsi un mazzo così ora?). Nel 2011-2012, comunque, sembrò prendere il via l'uscita dal tunnel, con il famigerato TFA, visto come la panacea di tutti i mali.
Nasceva con ottime premesse, dal momento che la formazione degli insegnanti era dotata, a differenza del siss, di una base pratica, incarnata dai tirocini nelle scuole sotto l'egida di un insegnante esperto per un anno. Certo, lo sfruttamento era assicurato ma garantiva comunque un futuro professionale, con finalmente una sinergia tra università e scuole superiori della zona.
E poi?
Il bando del concorso seguiva alcuni criteri selettivi, come il possesso di tutti i cfu necessari per poter fare le prove d'ingresso e poi, passate quelle ovviamente, i veri esami di selezione alle singole classi. A farne le spese sono stati i laureati delle triennali e specialistiche attivate in base al decreto Moratti. Per dirla molto sinteticamente, non essendoci stata una procedura di conversione univoca dei sistemi d'insegnamento da 5 cfu a 6 cfu, per corsi che erano identici anno per anno, gli studenti hanno dovuto rifare gli stessi esami per dover recuperare 7, 4, 5, 2 o addirittura 1 cfu (in altre parole, fare un esame da 6 cfu, ovvero 36 ore per recuperarne solo 6. Per la serie, PAGHI TRE E COMPRI UNO).
ATTUALMENTE COME STIAMO?
Bella domanda. La partenza del TFA aveva lasciato molte timide speranze. Finalmente pareva essere chiaro in quale stramaledetto modo fosse possibile diventare insegnanti...ma l'uscita dal tunnel ha subito una battuta d'arresto. Il precedente ministro Profumo aveva lasciato disposto che dovessero essere fatti i TFA per coloro che si erano laureati prima della riforma Moratti e che pertanto avevano le materie giuste ma non il coefficiente di crediti. Sono nati i TFA speciali per questi tapini dispersi nella nebbia...CHE SI SONO MERITATAMENTE SALVATI. Quanto agli altri, invece, credo che dovranno arrangiarsi o, usando una terminologia scientifica, saranno cazzi loro. I concorsi saranno fatti, se saranno fatti di nuovo, sulla base del numero di posti vacanti (ovviamente se ci saranno finanziamenti ma, dal momento che, negli ultimi venti anni, il Paese ha dimostrato che l'istruzione è un optional, campando di rendita su eccellenze che di solito non sono la conseguenza delle loro scelte illuminate...fate un po'voi i conti. L'Italia non ha soldi da spendere e, se li ha, difficilmente lo farebbe per la scuola pubblica.). Come potrete capire, io non sono molto ottimista sulle decisioni ministeriali ma sono convinta comunque che qualcosa si farà lo stesso. Il pensionamento dei docenti è un dato di fatto e prima o poi si renderà necessario aprire la borsa per nuove assunzioni. Io, nel mio piccolo mi tengo pronta...poi si vedrà.
Una cosa è comunque certa: il tentennamento ministeriale permetterà nuovamente il ripetersi dell'accumulo di aspiranti docenti che, senza più le graduatorie (chiuse da alcuni anni) non sapranno che pesci prendere...come le singole scuole, che non sapranno come assumerli, soldi permettendo.
E ritorneremo alla sindrome delle sardine chiuse in una scatola troppo piccola.
Quello che è successo negli ultimi anni, comunque, ha smentito tutte le sicurezze di chi, dopo essersi spaccato la testa per poter fare questo difficile mestiere, sperava che queste cose potessero aggiustarsi un po'. A partire dal 2006-2007 (anno in cui mi sono immatricolata nella triennale di lettere classiche), ho cominciato a seguire tutte le novità della questione, comprendendo quanto sia vero il detto "essere nel posto sbagliato al momento sbagliato".
La chiusura delle SISS ha complicato le cose.
Il governo ha chiuso un organismo che sfornava futuri precari, giudicando negativamente la qualità di coloro che uscivano da queste scuole, salvo poi prendersi i suoi tempi (della burocrazia, of course) per poter provvedere alla cosa. Che le SISS non fossero adatte era abbastanza chiaro. La durata di queste scuole ritardava non poco l'ingresso del futuro docente nel mondo del lavoro e tutto questo si è complicato quando la riforma MORATTI ha inventato l'improduttivo sistema delle lauree triennali e biennali. Questo sistema, basato sui crediti, ovvero un sistema di calcolo delle ore di ciascun corso, aumentava il numero di materie da studiare, il numero di esami e anche la mole della pressione che si esercitava sullo studente, costretto a studiare spesso gli stessi esami con leggere differenze di approfondimento e con la costante sensazione di avere la corda al collo per poter essere in pari con gli esami stessi, si è rivelato un fiasco. Inoltre, la chiusura del SISS e il desiderio di introdurre nuovamente un concorso pubblico per docenti, poneva nuovi quesiti.
Come si seleziona il personale?
La soluzione, almeno in termini concettuali, doveva scremare il numero sempre maggiore di persone in possesso di una laurea, tramite delle prove sempre più complesse. Non ci sono posti per tutti, questa è stata la spiegazione (naturalmente l'introduzione del maestro unico ha ridotto parecchio le cose...e le pretese delle scuole di avere dei docenti. I ridotti finanziamenti alle scuole castrano l'efficienza dei loro servizi, dall'assunzione degli insegnanti alla possibilità di prendere dei supplenti in caso di malattia di quelli in ruolo...ma queste sono considerazioni personali. Una goccia nel mare che non ha alcuna pretesa di essere un dogma). Improvvisamente, nell'a.a. 2009-2010, cambiò la distribuzione dei cfu. Nel 2006-2007 e nell'anno successivo erano di 5 e 10 crediti, corrispondenti a corsi da 30 e 60 ore.
Un credito vale 6 ore di lezione. Senza essere troppo venali, comunque, questo cambiamento rappresentava una svolta, l'annuncio della risposta delle scuole al bisogno di avere insegnanti professionali. Ovviamente questa modifica riguardava solo i nuovi corsi. In quegli anni, girava voce di prendere come modello l'ultimo concorso nazionale per il reclutamento degli insegnanti, datato 1999.
Alla fine, le università hanno deciso di sporcarsi le mani, dato il ritardo ministeriale, facendo loro un programma per creare nuovi docenti riconosciuti dallo Stato. Una soluzione legittima che nasce da un'emergenza. Una volta esaurita la spinta dei docenti reclutati negli anni 70, 80 e 90, chi insegnerà? Senza contare l'età pericolosamente alta dei docenti alle prime armi...ma questa è la conseguenza inevitabile dell'italianissima arte del traccheggio e del cazzeggio immediatamente conseguente (se ne occuperanno quelli dopo, a che serve farsi un mazzo così ora?). Nel 2011-2012, comunque, sembrò prendere il via l'uscita dal tunnel, con il famigerato TFA, visto come la panacea di tutti i mali.
Nasceva con ottime premesse, dal momento che la formazione degli insegnanti era dotata, a differenza del siss, di una base pratica, incarnata dai tirocini nelle scuole sotto l'egida di un insegnante esperto per un anno. Certo, lo sfruttamento era assicurato ma garantiva comunque un futuro professionale, con finalmente una sinergia tra università e scuole superiori della zona.
E poi?
Il bando del concorso seguiva alcuni criteri selettivi, come il possesso di tutti i cfu necessari per poter fare le prove d'ingresso e poi, passate quelle ovviamente, i veri esami di selezione alle singole classi. A farne le spese sono stati i laureati delle triennali e specialistiche attivate in base al decreto Moratti. Per dirla molto sinteticamente, non essendoci stata una procedura di conversione univoca dei sistemi d'insegnamento da 5 cfu a 6 cfu, per corsi che erano identici anno per anno, gli studenti hanno dovuto rifare gli stessi esami per dover recuperare 7, 4, 5, 2 o addirittura 1 cfu (in altre parole, fare un esame da 6 cfu, ovvero 36 ore per recuperarne solo 6. Per la serie, PAGHI TRE E COMPRI UNO).
ATTUALMENTE COME STIAMO?
Bella domanda. La partenza del TFA aveva lasciato molte timide speranze. Finalmente pareva essere chiaro in quale stramaledetto modo fosse possibile diventare insegnanti...ma l'uscita dal tunnel ha subito una battuta d'arresto. Il precedente ministro Profumo aveva lasciato disposto che dovessero essere fatti i TFA per coloro che si erano laureati prima della riforma Moratti e che pertanto avevano le materie giuste ma non il coefficiente di crediti. Sono nati i TFA speciali per questi tapini dispersi nella nebbia...CHE SI SONO MERITATAMENTE SALVATI. Quanto agli altri, invece, credo che dovranno arrangiarsi o, usando una terminologia scientifica, saranno cazzi loro. I concorsi saranno fatti, se saranno fatti di nuovo, sulla base del numero di posti vacanti (ovviamente se ci saranno finanziamenti ma, dal momento che, negli ultimi venti anni, il Paese ha dimostrato che l'istruzione è un optional, campando di rendita su eccellenze che di solito non sono la conseguenza delle loro scelte illuminate...fate un po'voi i conti. L'Italia non ha soldi da spendere e, se li ha, difficilmente lo farebbe per la scuola pubblica.). Come potrete capire, io non sono molto ottimista sulle decisioni ministeriali ma sono convinta comunque che qualcosa si farà lo stesso. Il pensionamento dei docenti è un dato di fatto e prima o poi si renderà necessario aprire la borsa per nuove assunzioni. Io, nel mio piccolo mi tengo pronta...poi si vedrà.
Una cosa è comunque certa: il tentennamento ministeriale permetterà nuovamente il ripetersi dell'accumulo di aspiranti docenti che, senza più le graduatorie (chiuse da alcuni anni) non sapranno che pesci prendere...come le singole scuole, che non sapranno come assumerli, soldi permettendo.
E ritorneremo alla sindrome delle sardine chiuse in una scatola troppo piccola.
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