O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
Riprendiamo il testo, prima di procedere all'analisi connotativa.La poesia è composta da tre
strofe di quattro versi, costituite ciascuna da due novenari e da due
dodecasillabi (doppi senari), l'ultimo dei quali è sempre tronco.
Come possiamo vedere, l'influenza della poesia libera di Leopardi è perfettamente visibile. Non c'è uno schema per le rime, del tutto assenti. L'unico elemento che lega le quartine è la tipologia di metri adoperati.
La poesia inizia e finisce con un'invocazione alla luna, determinando uno schema circolare che richiama il modello della ring composition. D'Annunzio comincia e finisce con la luna.
Prevale un uso massiccio di metafore e di sinestesie (mite chiarore, che può essere inteso anche come personificazione, associato a quello della Luna).
Altre figure sono l'a ripetizione e la personificazione di elementi del paesaggio.
La similitudine che compare nella prima strofa, si ripete nell'ultima, come conclusione. Ciascuna delle quartine è separata dalle altre, rappresentando un elemento a sé stante.
Consiglio: L'analisi formale, generalmente, è incorporata al commento ma è buona norma esercitarsi all'inizio separandola da quella connotativa. In questo modo, si impara a riconoscere le varie figure retoriche. Di solito, non richiede tanto spazio, nell'analisi.
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