ATEO O CATTOLICO NON PRATICANTE SONO DAVVERO SINONIMI?
Tempo fa, conversando con una mia cugina, mi è capitato di discutere sulla religione.
Io, per motivi di chiarezza, le ho detto che ero cattolica non praticante. Mia cugina, allora, sentendo queste parole, ha detto. sorridendo, che questa è una scusa per non dire che ero atea. Atea inconsapevole per la precisione.
Questa discussione, allora mi ha dato da pensare.
Alcune risposte su internet mi hanno dato risposte analoghe.
Io però non sono d'accordo su questa suddivisione tanto settaria. Stando così, l'accezione di cattolico non praticante assume quasi la parvenza di un'ignavo, di chi non ha il coraggio di credere fino in fondo in una determinata religione e ai sui dogmi.
Devo quindi dissentire su diversi punti.
Innanzitutto, l'ateo crede che non vi sia una divinità e rappresenta, sotto un certo punto di vista, una sorta di religione. Se io credo che non è, credo comunque in qualcosa.
E'una dimensione ALTRA rispetto a qualsiasi altro credo.
Il cattolico non praticante non è ateo.
Crede in Dio ma non si riconosce nella Chiesa. E'disgustato dalla corruzione che emerge dagli eventuali scandali e dalle derive reazionarie di certe posizioni. Magari, come nel mio caso, è favorevole all'aborto e questo è contrario alle posizioni più radicali. Proprio per queste divergenze, il suo pensiero non è completamente in linea con quello della dottrina. Da questo deriva la seguente definizione.
Io non penso che i due termini siano sinonimi e non credo nemmeno che vi si debba leggere qualche traccia di codardia nel non prendere quella posizione piuttosto che l'altra. I cattolici praticanti possono pensare ciò che vogliono ma non è la stessa cosa.
Pensare il contrario vorrebbe dire "fare di tutta l'erba un fascio", mischiare cose diverse in un unico minestrone. Non sono per niente d'accordo con chi sostiene che il cattolico non praticante sia un ateo inconsapevole. Lo sviluppo di un pensiero critico è alla base di ogni ragionamento.
Il credere o meno ha senso nella misura in cui tale scelta soddisfi la propria personale esigenza. Accettare senza consapevolezza o sparare giudizi su una cosa che non condividiamo non è un buon modo per risolvere una potenziale discussione. Il sinonimo peraltro deve essere semanticamente attinente al campo del nome con cui ha un significato simile ma non uguale.
Vi sembra, forse, che chi non crede in Dio sia uguale a chi, pur credendoci, non crede nelle gerarchie della Chiesa?
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domenica 22 dicembre 2013
lunedì 16 dicembre 2013
PESSIME AMICIZIE ISTRUZIONI PER L'USO
Effettivamente, avrei voluto approfondire uno dei miei temi di battaglia, come storia antica o simili...ma, colpa le feste natalizie, ho deciso di lasciar perdere per ora.
Questa volta, ho deciso di fare un post più personale.
Questa volta, ho deciso di fare un post più personale.
PESSIME AMICIZIE
Quanti di voi ha avuto l'esperienza di un legame che alla fine si è rivelato dannoso e falso?
Le false amiche sono un fenomeno che capita almeno una volta nella vita, seminando danni, talvolta permanenti. Nel mio caso, tali esseri hanno il dono di farti smettere di credere nel prossimo, di fidarti di lui, spingendoti a azzerare ogni contatto vagamente affettivo.
La mia disastrosa esperienza cominciò all'asilo e durò fino alle medie, condizionandomi il futuro.
Avevo sempre avuto e tuttora ne sono convinta che l'amicizia sia basata sullo scambio, più o meno equo, tra il dare ed il ricevere.
Non sempre è così.
Nel mio caso, ho avuto un'amica possessiva e opportunista...ma questo lo scoprii tempo dopo, quando la verità si parò in tutta la sua inclemenza. Giocavo quasi sempre con lei, perché mi trovavo bene in sua compagnia ma bastava solo che provassi a legare con le altre che subito diventava gelosa. Non mi rivolgeva la parola per giorni oppure diventava scontrosa.
Io ovviamente ci rimanevo male ma mi consolavo che il giorno dopo le passava tutto...e così andava.
Avevo dei problemi con delle altre bambine. Essendo molto timida e bonacciona, mi escludevano dai loro giochi, isolandomi. La mia amica cosa faceva? Andava con loro, lasciandomi da sola...poi però, quando queste andavano via, tornava da me, come se niente fosse.
Le cose andavano sempre in questo modo e anche se provavo ad avere altre amicizie, comunque quel legame aveva finito con l'avere un taglio esclusivo. A tratti era persino soffocante. Vedevo questi difetti ma, essendo costantemente isolata dalle altre, grazie alle bullette in erba dette sopra, non avevo altri appigli.
Poi passammo alle medie.
A quel punto, lei cominciò a sparlare di me, fin dal primo giorno (eravamo nella stessa classe), tirando fuori le mie stranezze (sempre stata bastian contrario fin dalla culla, facevo i capricci con un'infinità di cose, come i vestiti che volevo mettermi.), mettendomi letteralmente alla berlina .
Non ebbi allora il coraggio di impormi. Ci ero rimasta troppo male per questo. Dove diavolo era finito l'affetto che mi aveva rivolto in passato? Davvero contavo così poco per lei? Io non avevo mai parlato male di nessuno perché mi sembrava scorretto e infame far così...e scoprire quanto poco invece per questa amica valesse tutto questo comportamento fu devastante.
Ero convinta che un'amica fosse capace di ascoltare e consigliare.
Ero convinta che un'amica fosse leale.
Ero convinta che un'amica tenesse i segreti altrui, rispettandoli.
Mi ero sempre attenuta a queste regole mute, complice forse la mia morale che dice "non fare agli altri quello che non vuoi che sia fatto a te". Convinzioni e valori che questa persona non esitò a calpestare senza alcuna esitazione, per farsi il gruppo di amiche.
Mi resi conto solo allora che a lei non importava un bel niente di me e che, per farsi la compagnia, aveva finito con il farmi terra bruciata intorno. Per tre maledetti anni, passai l'inferno e quando passai al liceo mi resi conto che non ero più capace di fare amicizia con nessuno come prima. Ero più bloccata di prima.
Tuttora mi sorprendo di come certa gente riesca a farsi le amiche ed il fidanzato.
Io so solo una cosa.
Grazie a questa esperienza, non sono più riuscita a fidarmi di nessuno. Forse avevo dato troppo ed ora, non trovando la giusta misura tra il dare ed il ricevere, non sono più riuscita ad avere il giusto equilibrio, complice la timidezza cronica. I danni comunque sono passati non solo al piano delle amicizie ma anche all'amore che comunque si basa sommariamente sulla fiducia. Se manca quella, sparisce il resto.
A 26 anni suonati, dopo aver sotterrato la cosa, questa è nuovamente tornata a galla.
Non so perché.
Probabilmente, a distanza di tempo, riesco a vedere la cosa con dolorosa lucidità, senza tentare inutilmente qualunque masochistico e tossico atteggiamento indulgente. Lei aveva sicuramente una concezione malata dell'amicizia ma la prima a sbagliare sono stata io. Non ho voluto credere fino alla fine, quanto falsa fosse e non ho avuto la forza e la sicurezza nell'esprimermi per farglielo capire. Mi sono fatta condizionare per un eccesso di bontà o stupidità a seconda dei casi, nella speranza di contare qualcosa di più che non fosse un semplice tappabuchi per un pomeriggio vuoto.
Il risultato è stato un dannoso crogiuolo di diffidenza e disincanto...ma solo ora mi rendo conto dell'entità del danno che ho commesso, assecondando una persona simile.
La diffidenza che è nata in me da allora mi ha impedito di vedere gli altri e anche se registravo i loro sentimenti con la testa, non mi raggiungevano affatto. A conti fatti, posso dire che non mi sono mai innamorata, nemmeno una volta. Non ci riuscivo. I miei sentimenti erano trincerati dietro a quell'esperienza devastante per cui mi limitavo a evitare ogni possibile interesse dell'altro nei miei confronti come la peste...e non lo facevo solo perché non volevo soffrire come in passato perché mi ero aperta troppo...ma anche perché, tutto questo aveva azzerato la mia autostima. Per la serie: chi la voleva una come me?Insomma, mi sembrava di far loro un favore.
Fisicamente sono cambiata, dal brutto anatroccolo delle medie (no, non sono un cigno ma una via di mezzo) ma interiormente non troppo. Non so se questa cosa mi ha rinforzato o indebolito...però ho voluto metterla nel post.
Qualora vi capitino persone che corrispondono all'amica che ho descritto, il mio consiglio è di dare retta ai segnali del vostro cuore, cosa che io non sono riuscita a fare. Qualora sentiate oppressione per questo legame, ascoltate questo sentimento. Può essere che l'istinto sia più sincero della ragione. Io non la piantai perché, dopo tantissimi insuccessi in ambito relazionale, non ero riuscita a legare con nessuno, finendo con attaccarmi a questa opportunista...per cui, infischiatevene della sua gelosia e fatevi altre amicizie.
Parlate con questa amica, con sicurezza, chiedendogli se questo legame conti qualcosa per lei e se sarebbe felice che voi bidoniate tutte le altre amicizie per impedirle di averle.
Lasciatela matteggiare, tenervi il muso e simili. In realtà non soffre perché sente di essere abbandonata ma perché teme che il cane servente lasci il suo guinzaglio.
Non lasciate che i suoi sentimenti condizionino il vostro modo di agire. Fate le vostre amicizie ugualmente e sappiate una cosa. Quando troverà altri contatti, lei non esiterà a bidonarvi, come se foste spazzatura, per cui occhio.
Una vera amica:
Una vera amica:
1 Non è gelosa delle altre amicizie
2Ti consiglia, anche sapendo che non apprezzerai quello che ti dirà
3Non ti abbandona nel momento del bisogno, quando vede che sei in difficoltà
Una pessima amica:
1E'ostile a tutte le altre amicizie che farai, sabotando il tutto con il comportamento e con il senso di colpa che eserciterà su di te.
2. Non ti dice niente, tranne stare in tua compagnia per passare il tempo e di certo eviterà ogni possibile argomento di attrito. Non si fiderà di te al punto da confidarsi e da dire cose che sono UNICAMENTE PER IL TUO BENE.
3Rimarrà con te finché le serve, salvo poi bidonarti per delle compagnie più spigliate e in di te...non prima di calpestare i tuoi sentimenti, tradendoti, solo per farsi bella agli occhi delle nuove amicizie.
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