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Benvenuti al salottoclassico

Dove si parla di tutto e di niente, di libri e di storia, di film e di racconti. Un salotto senza pretese, per chi vuole parlar di cose pesanti e di sciocchezze

sabato 29 dicembre 2012

Consigli di lettura: sindrome da cuore in sospeso

CONSIGLI DI LETTURA: SINDROME DA CUORE IN SOSPESO


  

Ho ricevuto questo libro per natale e, da brava lettrice onnivora quale penso di essere, non ho potuto non accettare la sfida. Il giallo non è un genere che leggo di solito. Nel mio bagaglio di lettore, le poche esperienze fatte, riguardano Il nome della Rosa   e  un libro di Montalbano.
Alessia Gazzola mi ha piacevolmente sorpreso.
La vicenda della protagonista, in questo prequel della serie su Alice Allevi, ed il perché decide alla fine di diventare un medico legale,  è molto bella e divertente. 
Il romanzo è perfettamente godibile e queste 150 pagine non si sentono nemmeno. 
La protagonista ed il modo in cui sono impostati i personaggi sono decisamente accattivanti ed il tono, malgrado spesso si parli di temi scomodi, non perde mai la sua ironica leggerezza. Alice Allevi è l'emblema della generazione bistrattata dei ciusi, che, pur prendendo mazzate a non finire, si destreggia con ironia tra le varie situazioni. 
Con un futuro incerto, colleghi potenziali che vorrebbero con piacere mandarla via a pedate, una famiglia a cui raccontare le sofferte decisioni professionali sul suo studio ed un poteziale LUI che più stronzo non si può, Alice si muove ironica ed imbranata, tentando di non cadere giù dal fragile filo che la regge.
La storia è godibilissima e consiglio sul serio la lettura.
La trama è vivace e piena di brio, grazie a personaggi che, insieme ad Alice, lasciano un segno nella mente e nel cuore del lettore. Io, personalmente, ho riso fino alle lacrime in alcuni passaggi. E'davvero difficile mantenere ironia e giallo in questo modo ma l'autrice dimostra in questo libro tutto il suo potenziale.



ANALISI FORMALE

ANALISI FORMALE

O falce di luna calante
che brilli su l'acque deserte,
o falce d'argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
 
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe 'l vasto silenzio va.
 
Oppresso d'amor, di piacere,
il popol de' vivi s'addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!
 
Riprendiamo il testo, prima di procedere all'analisi connotativa.La poesia è composta da tre strofe di quattro versi, costituite ciascuna da due novenari e da due dodecasillabi (doppi senari), l'ultimo dei quali è sempre tronco. 
Come possiamo vedere, l'influenza della poesia libera di Leopardi è perfettamente visibile. Non c'è uno schema per le rime, del tutto assenti. L'unico elemento che lega le quartine è la tipologia di metri adoperati.
La poesia inizia e finisce con un'invocazione alla luna, determinando uno schema circolare che richiama il modello della ring composition. D'Annunzio comincia e finisce con la luna. 
Prevale un uso massiccio di metafore e di sinestesie (mite chiarore, che può essere inteso anche come personificazione, associato a quello della Luna). 
Altre figure sono l'a ripetizione e la personificazione di elementi del paesaggio.
La similitudine che compare nella prima strofa, si ripete nell'ultima, come conclusione. Ciascuna delle quartine è separata dalle altre, rappresentando un elemento a sé stante. 
 
Consiglio: L'analisi formale, generalmente, è incorporata al commento ma è buona norma esercitarsi all'inizio separandola da quella connotativa. In questo modo, si impara a riconoscere le varie figure retoriche. Di solito, non richiede tanto spazio, nell'analisi.

Esempio di analisi del testo


ESEMPIO DI ANALISI DEL TESTO

Dopo aver descritto l'aspetto teorico dell'analisi del testo, ho ritenuto opportuno proporre come esempio una poesia, giusto per mostrare meglio la messa in pratica di questa operazione.

O falce di luna calante
O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.

Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

ANALISI DENOTATIVA

Il testo è una delle prime poesie di D'Annunzio. Rispetto alla sua fase più matura, possiamo notare una maggiore influenza della produzione classica, in particolare quella barocca.A partire da una descrizione del paesaggio notturno, l'autore introduce, con brevi accenni, al sonno dei mortali che mette a tacere tutte le pulsioni degli uomini, compresa quella erotica.

PARAFRASI

O spicchio di luna decrescente, che illumini le acque prive di abitanti, o striscia di luce chiara, le terre sotto di te ondeggiano sotto la tua luce tenue, come una messe di sogni!

Dal bosco emettono rivolti verso il mare, brevi fruscii di foglie e soffi leggeri di fiori: attraverso il diffuso silenzio non si muovono nè il canto né le grida.

Il popolo dei vivi,  vinto dall'amore e dal piacere, si addormenta...o luna calante quale raccolto di sogni ondeggia quaggiù sotto la tua tenue luce.

Consiglio 
Per effettuare la parafrasi, non è necessario cambiare completamente i termini usati dal poeta. Conviene farlo quando l'italiano della poesia è desueto ma, quando è d'uso tuttora, può essere lasciato tutto com'è.




venerdì 28 dicembre 2012

NEW MOON parte 3

NEW MOON parte 3


In quest'ultima parte, parlerò della sezione relativa al viaggio di Bella in Italia e al salvataggio di Edward per mano della protagonista e di Alice. Se vi aspettate di trovare una qualche azione, cascate male. Tutto si risolve in una sperticata serie di blablabla e discorsi mentali che fanno acqua da tutte le parti. La Meyer parla dei Volturi nel primo libro ma per evidenti scelte registiche, aveva glissato sulla cosa.
Dunque, il film dà una parte relativamente misera all'ambientazione italiana e, se vogliamo essere onesti, la scenografia scelta è la città di Montepulciano e non la vera Volterra. La differenza, per gli americani, è comunque irrilevante. La Meyer inventò il nome dei cattivi del secondo libro, basandosi sul nome della città di origini etrusche e, volendo, è assai generica nella descrizione del Palazzo dei Priori. Che sia Montepulciano o la vera Volterra, dunque, non è una cosa rilevante se si legge i libri. Considerate la precisazione una questione di lana caprina.
La pellicola mostra uno sviluppo veloce e fulmineo dei fatti, dopo 2/3 di pellicola degni di un attacco di narcolessia.
Vi è in questa parte una dinamica che in genere non si vede ma che rappresenta una costante della saga. Nei momenti in cui si ha l'impressione che ci sia dell'azione, pochi secondi dopo questi premesse vanno a farsi benedire, per far spazio al melenso.
Gli attori Dakota Fienning e Michael Scheen ( che ha interpretato una parte da brivido nel primo film della trilogia Underworld) fanno il loro sporco lavoro, anche se non parano tutte le toppe della storia in sé e per sé. Non c'è azione e lo spazio a loro dedicato è davvero pochissimo. Anche il tentativo di creare un mistero attorno alla figura di Jacob perde quasi d'importanza, di fronte alla possibilità di mostrare il suo fisico pompato.
La parte conclusiva del film, a mio modesto parere (e questo vale anche per il libro), sarebbe la degna fine della saga. Il percorso di Bella ed Edward finisce lì. Il lettore sa già che si sposeranno...eppure la legge dell'incasso vuole diversamente e  porta al terzo capitolo della tetralogia: Eclipse.
Onestamente, mi ha deluso.
Se il primo film e libro sembravano interessanti, New Moon è noioso.
I Cullen hanno un atteggiamento buonista e vagamente presuntuoso che non convincerebbe nemmeno Giobbe. Vi sono delle parti che potevano essere riassunte in poche battute ma così non è stato. In un eccesso d'introspezione senza senso, che ripete e ripete cose già dette, ci troviamo di fronte ad una minestra surriscaldata che davvero non aveva ragion d'essere...e questo vale per il libro e per il film a dimostrazione che un buon libro può generare un pessimo film, ma un pessimo racconto difficilmente creerà una pellicola degna di nota.

sabato 24 novembre 2012

NEW MOON
ovvero
IL MATTONE DELLA NUOVA LUNA
parte 2
Nella prima parte, ho dato spazio soprattutto alla forma del libro, con lo scopo di dimostrare che il regista non poteva avere tutte le colpe del risultato finale deludente.
       
  Didascalia per vedere i personaggi più rilevanti di questa storia    





Uscito nel 2009, non ha riscontrato un grosso successo nelle sale, se confrontato con Twilight. La colpa è parzialmente imputabile al periodo dell'uscita, ovvero l'estate (le fan saranno pure annichilite dal fascino dei due attori protagonisti ma, quando ci sono trillioni di gradi all'ombra, non sono così fesse da andare al cinema, anche se c'è l'aria condizionata) ma, considerando che i personaggi non invecchiano e gli attori sì, questa fretta era inevitabile.
A casa mia, esiste però un detto: la gatta frettolosa fece i gattini ciechi.

Scena di Twilight

e New Moon, come i primi tre film della saga, segue questo triste destino. Se il primo è ben fatto, il secondo comincia a fare cilecca. Intendiamoci, New Moon è dinamico come un biscotto plasmon, quanto a narrazione ed il regista, per quanti difetti abbia, ce l'ha messa tutta, rispettando la trama. Uno dei punti deboli della storia è la luce della pellicola. New Moon non ha assolutamente niente di dark e, se Twilight riesce a mascherare la cosa con toni freddi ed opachi, il secondo film non mantiene questa atmosfera.



Scena di New Moon


Edward in New Moon (no, non è un mimo o un pierrott...)
In questo film, invece, Edward sembra un mimo e la sua messinscena di apparire umano fa cilecca.
La differenza, come potete vedere, è lampante. La saga di Stephenie Meyer è lontana anni luce dall'immagine del vampiro canonico e Twilight compensa la cosa con una pellicola opaca e dai toni freddi, che ben si intona all'atmosfera. Catherine Hardwicke dimostra di entrare bene in sintonia con la storia e, avendo la fortuna di lavorare al primo libro della saga, non deve nemmeno aver a che fare con il forte taglio introspettivo o quasi di New Moon. Resta comunque evidente che, con l'uso di pellicole così chiare, quasi pastello, l'effetto del fantastico assume un ruolo quasi straniante e fittizio. Edward sembra un manichino su cui è stata passata una mano di vernice e perde quell'aurea algida ed eterea che si trova nel primo film. 
Ripeto, la trama non è curata ma qualche ritocchino poteva essere fatto...e senza nemmeno grossi costi. Chris Weitz non è la Hardwicke e queste sottigliezze, che darebbero un filo di serietà e spessore anche agli scivoloni narrativi della storia, non ci sono. Una buona pellicola avrebbe evitato al lettore di concentrarsi troppo sulla trama inesistente ma il regista, a differenza della Hardwicke, non ha avuto lo stesso feeling con la storia ed il risultato si vede. Anche la scena dei mutaforma risulta fittizia. I grossi lupi della Meyer nel film appaiono dei giganteschi peluche, buoni per un film di animazione ma non certo per un racconto che pretende di usare personaggi del cinema horror o dark. Una pellicola più scura e opaca, avrebbe dato inoltre all'ambientazione un aspetto inquietante, come avviene nel primo film.
Mutaforma Quileute prima di andare dal veterinario
E chiaro però che l'attenzione ai muscoli dei mutaforma (perennemente a torso nudo) e altre varie fesserie hanno preso maggior campo. Non si nota nessuna tensione né mistero...cosa che poteva essere sfruttata per esempio nella trasformazione di Jacob. Scusate se lo dico ma il letale lupo pellerossa mi sembra inquietante quanto un pechinese a cui è stato tolto l'osso.
In questo film, l'atmosfera sospesa, fredda e quasi impersonale di Twilight va a farsi benedire e se nel primo si aveva una parvenza di horror, nel secondo la cosa sparisce. Nulla, niente da fare.
La seconda delusione, a mio parere, è stata la scena dei Volturi. Da brava toscana quale sono, mi sono fischiate le orecchie, quando ho visto Montepulciano al posto di Volterra...anche se questa è un'inezia, una questione di lana caprina. Ne parlerò meglio nel terzo post sulla questione.


mercoledì 21 novembre 2012

NEW MOON parte 1

NEW MOON
ovvero
IL MATTONE DELLA NUOVA LUNA:
ANALISI DEL LIBRO 
parte1

 

Parlare di New Moon, è un po' come sparare sulla croce rossa. Ho visto questo film sul dvd e, se non fosse stato per il prezzo offerta, mi sarei tenuta i soldi. In ogni caso, occorre prendere atto di una cosa: il regista si limita a seguire il suo compitino, seguendo pedissequamente tutta la trama del libro...e su questo non posso proprio dargliene una colpa. Se il libro fa schifo, non è colpa del regista. Quando ho letto il libro, dopo una quarantina di pagine, ho dovuto scegliere se continuare oppure lanciare il libro direttamente dalla finestra.
Ho fatto la prima scelta, sebbene ad ogni passo, i miei geni femministi gridassero come maiali sgozzati all'alba.  La protagonista si taglia con la carta da regalo e scatena la sindrome di astinenza del Jasstossico che, ovviamente, si scaglia sulla protagonista, per farne uno spuntino ( o era James?). Tutti i Cullen vedono quanto Bella sia buona e cominciano a pensare di magnarsela...tutti tranne il capofamiglia, il santone Carlisle Cullen che, grazie al suo secolare autocontrollo, vede Bella come un essere sensiente (?).
Colpo di scena.
Edward, recuperato lo gnegnero, è affetto da turbe psichiche di sensi di colpa tardivi e decide di andarsene insieme alla sua famiglia. Bella che fa? Cade in depressione...e per non so bene quanti minuti se ne sta sulla sedia a dondolo ( che nei tempi del film, equivalgono a mesi). Non mi dilungherò troppo sulla trama. La trovo inconsistente. Se Twilight mi è sembrato un libro pensato, New Moon non lo è per niente. C'è solo una presunta introspezione, che si traduce in un'accozzaglia di fesserie ( e qui forse, Chris Weitz, poteva metterci più impegno, sottolineando magari la questione dell'immortalità, accennata in modo improprio nel libro). In sintesi, la Meyer, dopo un buon inizio, che poteva tradursi in qualcosa di buono,scrive un libro che si vede lontano un miglio che è fatto per far quattrini. Twilight aveva degli spunti che davano buone speranze alla trama ma l'autrice, invece di puntare su elementi che avrebbero dato sale alla storia, come per esempio l'anima e la natura dei vampiri, si getta in un tema trito e ritrito come l'amore. Posso capirlo, è la parte che attrae maggiormente il lettore ma l'autrice, a parte una serie di banalità che sembrano essere uscite dalla versione casta della scatola di cioccolatini Perugina, non aggiunge niente di nuovo e, se lo fa, non è che venga male. La colpa è anche della scelta della prima persona, secondo me. Se uno scrive dal punto di vista del personaggio, deve usare un certo criterio, senza scendere troppo nello stereotipo...e qui, per centinaia di pagine, abbiamo una Bella derelitta come una drogata senza la sua dose di eroina. 
I contrasti non sono molto rilevanti ma, a ben vedere, quello principale ( ovvero rapporto d'amore umano-vampiro) si conclude già in Twilight. In New Moon prosegue, stroncando i possibili contrasti che avrebbero dato corpo alla storia, con la stessa grazia della mannaia di un macellaio. Anche la scena dei Volturi, di per sè ottima come idea, viene svilita. L'autrice, nella smania di volere far finire bene le cose, anticipa i tempi, strozzando degli antagonisti che, per un errato tempismo narrativo, risultano piatti.
Anche l'idea di rendere Jacob un mutaforma, umanizzando la figura del licantropo, facendogli quasi perdere identità. perde la sua potenziale carica narrativa. Come terzo angolo del triangolo stona parecchio e, a ben vedere, come antagonista alla storia d'amore, regge fino ad un certo punto. Bella non ha cedimenti e usa in modo ancora più spregiudicato rispetto a Twilight l'amicizia di Jacob Black...in modo puramente strumentale.
In conclusione, nel secondo libro non ci sono contrasti di nessun tipo. La trama è monotona e, a tratti, irritante e, benché vi siano delle ottime idee, non mi sembra che l'autrice abbia voluto addentrarsi in qualche approfondimento che forse avrebbe reso più problematico il contenuto ma, di certo, la storia (ed il film) avrebbero guadagnato molto.

sabato 10 novembre 2012

DOMANDA DELLE DOMANDE: A COSA CASPITERINA SERVE IL CONGIUNTIVO?

Bella domanda! Per molti, a giudicare dall'uso sempre più ridotto e, peggio ancora, a sproposito, è un modo assolutamente inutile. Viene sostituito spesso dall'indicativo o dal condizionale, come se la cosa fosse identica.
Purtroppo, non lo è ma per spiegare il tutto occorre fare una breve genesi di questo modo.
Il congiuntivo è frutto del processo di semplificazione dei modi verbali che mutarono la loro organizzazione interna passando da un sistema basato sull'aspetto ad uno fondato sulla cronologia, sul prima ed il dopo, disposti, per la prima volta, in modo lineare e preciso. Non tutte le lingue hanno il medesimo modo di organizzare il sistema dei verbi, sappiatelo. 
Il congiuntivo italiano può essere definito come un residuo che le lingue neolatine fanno derivare direttamente da quella lingua inventata, chiamata INDOEUROPEO.
L'indoeuropeo è una costruzione ottocentesca, nata con lo scopo di spiegare la somiglianza di alcune parole, come madre. Il sistema verbale dell'indoeuropeo, prevedeva la presenza dei modi congiuntivo e ottativo o desiderativo. 
Per molti, questa suddivisione forse non significa niente. 
Noi siamo abituati ad un sistema di verbi fondato su un PRIMA, un DURANTE ed un DOPO. Gli antichi non facevano così. Più che guardare all'aspetto della cronologia del verbo, miravano al modo in cui era eseguita l'azione:
  1. se era desiderata o meno (ottativo)
  2. se era frutto di una particolare combinazione della sorte (eventuale) 
  3. se era un ordine (imperativo)  
La semplificazione dei modi, che possiamo vedere per esempio attraverso le differenze tra greco e latino, mostrano questo genere di sviluppo che ha sacrificato l'ottativo e trasferito le sue peculiarità al congiuntivo latino e poi italiano.